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A Carfizzi dove lo scrittore Carmine Abate ha ambientato tutti i suoi romanzi

A Carfizzi dove lo scrittore Carmine Abate ha ambientato tutti i suoi romanzi

Il linguaggio è da sempre lo strumento di comunicazione per eccellenza, straordinario veicolo di cultura, tradizioni e consuetudini sedimentate nel corso del tempo e plasmate con un parola, un suono, un accento. Nell’incredibile Italia dei dialetti, all’interno dell’affascinante scrigno culturale calabrese, l’unione di popolazioni diverse ha creato delle uniche enclave nei territori, nelle quali ancora oggi si usa la lingua albanese di un tempo, contaminata però, e proprio qui entra in gioco l’elemento di meravigliosa unicità, dalle influenze locali del parlato calabrese. Oggi vi raccontiamo una storia proveniente dai Balcani e vi portiamo alla scoperta della comunità arbëreshë di Carfizzi nel crotonese, dove le contaminazioni latine hanno avuto la meglio sul rito bizantino ortodosso, ma non sul veicolo di cultura della lingua parlata dai padri in fuga dall’Albania a causa delle persecuzioni turche del 1400.

Una storia della lingua arbëreshë che resiste e conserva fiera la propria identità colorata, proprio come i costumi tradizionali locali (la Coha)ornati con oro e preziosi gioielli tramandati di generazione in generazione, segno distintivo dell’artigianalità e dell’ingegno oltreché nell’oreficeria, anche nella tessitura dalle parvenze balcaniche e calabresi allo stesso tempo. Carfizzi è infatti un piccolo ma grande borgo capace di conservare, assieme a Pallagorio e San Nicola dell’Alto nel crotonese, e ricercare allo stesso tempo la propria identità.

«L’identità, fondamentalmente, non significa essere se stessi, significa diventare se stessi, diventarlo ogni giorno (anche parlando la propria lingua n.d.r.)».

Alessandro Giuli

Carfizzi, il borgo natio dello scrittore vincitore del Premio Campiello Carmine Abate

Questi luoghi, le loro suggestioni e il loro genius hanno profondamente ispirato la narrativa e l’intera produzione letteraria dello scrittore arbëreshë di Carfizzi Carmine Abate; narratore, romanziere e vincitore di numerosi riconoscimenti come il Premio Campiello. L’emigrazione, il viaggio e lo scambio tra culture, identità e lingue diverse costituiscono una delle cifre stilistiche della sua prolifica produzione artistica. Nato appunto a Carfizzi, Abate è emigrato ad Amburgo dove attualmente coltiva il suo spirito sempre in montagna in Trentino, continuando a vivere un rapporto profondo, autentico e inscindibile con la propria identità e con il suo paese d’origine.

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Carmine Abate – Foto del suo profilo Facebook

«Il mio luogo è ormai un pluriluogo, un mosaico di luoghi a me cari, fatto di tante radici, tante lingue, tante culture, tanti sguardi. Sono i luoghi che mi parlano, che mi raccontano le loro storie più segrete. Il luogo centrale, dove sono nato e da dove sono partito, è un piccolo paese arbëresh della Calabria, Carfizzi, che da sempre è stato il microcosmo multiculturale e plurilinguistico da cui ho attinto a piene mani, è una Calabria in miniatura, che nei miei libri chiamo Hora, Roccalba, Spillace, Carfizzi. Da microcosmo, diventa macrocosmo, universale come la Calabria, una terra bellissima ma ferita, e io cerco di raccontarne sempre la bellezza senza dimenticare le ferite e viceversa. Dentro ci trovo i grandi temi della letteratura di tutti i tempi: la ricerca dell’identità, l’emigrazione, il ritorno, la natura e soprattutto l’amore. Soprattutto, l’amore», ha affermato Carmine Abate intervistato dalla Gazzetta del Sud.

Un fantastico borgo tra mare e montagna, avvolto dal «parco naturale della Montagnella»

A soli venti chilometri dalla Costa Ionica e a cinquanta chilometri dall’altopiano della Sila, su una collina dell’entroterra crotonese si sviluppa il borgo di Carfizzi con i suoi vicoletti caratteristici, le case che si susseguono vicine l’una all’altra e le strade nelle quali la pietra fa da protagonista di questo rurale e caratteristico centro abitato. A cavallo tra il mare e la montagna, Carfizzi offre una vista unica sul litorale ma anche sugli altri borghi circostanti.

Questa realtà è avvolta, quasi abbracciata, dalla natura e in particolare dal «Parco Naturale della Montagnella» sul quale l’usanza locale vuole si celebri la tradizionale festa del 1° maggio, dal «bosco dell’Asturi» e dalla stupenda «cascata del Giglietto» alta ben trentasei metri. Queste attrazioni naturalistiche sono facilmente raggiungibili dal centro abitato e costituiscono un motivo di interesse turistico soprattutto per gli appassionati della montagna e del trekking, inoltre suggestivi e affascinanti sono anche i piccoli laghi artificiali presenti nel comprensorio, capace di conservare una ricca biodiversità tutta da scoprire, lentamente un passo alla volta, proprio come la deliziosa gastronomia locale, per immergersi nella cultura, identità e tradizioni di questa realtà sfaccettata e colorita del crotonese.

info@meravigliedicalabria.it

Foto di copertina di Carmine Abate

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